Il futuro è rimandato?Mai come quest’anno sono state le tecnologie automotive, le protagoniste sullo sfavillante palcoscenico della capitale del gioco d’azzardo. Due giorni di pioggia battente però hanno rubato la scena alle auto più innovative, pronte per circolare in modo indipendente su The Strip e sugli altri Boulevard ma fermate dalle Case auto, che non hanno voluto scommettere sulla bontà dei loro sistemi di guida automona, in condizioni di maltempo.
E pensare che Google, già nel 2016, testava il comportamento delle driveless cars sotto la pioggia. Lo stand del colosso di Mountain View, omnipresente all’evento col suo Assistant, ha dovuto chiudere i battenti, anche se con stile (vedi immagine iniziale).
Al CES grandi novità, per le auto autonome
Ripartiamo però dalle novità presentate, selezionandone alcune come spunto di riflessione. Tra le più vistose, ce n’è una di provenienza cinese: dimensione, 49 pollici!
Display 49″49 sono i pollici della diagonale del più grande display montato sul cruscotto di una vettura; leggermente curvo, si controlla a gesti ed è diviso in 3 zone, che permettono di gestire la propria libreria musicale, fare videochiamate e guardare film oltre che, ovviamente, avere tutte le informazioni utili alla guida. Tra queste, le immagini provenienti dalle telecamere posteriori, per agevolare le manovre.
Anche se “solo” di livello 3, la vettura cinese stabilisce un record e, soprattutto, mette in evidenza un trend di cui abbiamo già parlato, ovvero quello dell’entertainment durante gli spostamenti.
E significativo è anche l’abbinamento guida autonoma+idrogeno, scelto da Hyundai. La Casa coreana toglie i veli alla NEXO, assicurando una autonomia di 600 chilometri con un pieno di idrogeno (che richiede solo 5 minuti, per il rifornimento).
Hyundai : idrogeno = Ford : pizza
Dal freddo assoluto dell’idrogeno, quando viene compressso (-253°), al caldo garantito dai contenitori per la consegna della pizza.
Sì, perché Ford immagina, tra i futuri impieghi delle auto autonome, quello della consegna a domicilio del prodotto gastronomico più conosciuto al mondo.
Addio, ragazzo delle pizzeLa Casa americana ho esposto a Las Vegas una delle Fusion utilizzate per i primi test, tra l’altro riusciti.
Una volta che l’auto giunge alla residenza del cliente che ha fatto l’ordine, si ferma in attesa della consegna: basta inserire il codice corretto su un display esterno e lo scompartimento riscaldato si apre, per permettere di prendere la tanto desiderata pizza.
Anche Toyota punta alle attività commerciali, ma lo fa con un progetto molto strutturato: lo shuttle E-Palette è infatti configurabile in varie dimensioni, per poter essere impiegato da diverse tipologie di aziende. Trasporto passeggeri, logistica merci sul territorio urbano (Amazon è uno dei partner del progetto), veicoli a noleggio o su chiamata, come taxi.
Sulle strade di Tokyo 2020Sono interessati al progetto i maggiori player della mobilità: Amazon, Didi, Uber. L’occasione delle olimpiadi di Tokyo 2020 è un palcoscenico che la Casa giapponese vuole sfruttare al massimo, per mostrare la sua leadership nella sperimentazione della mobilità ecologica: MaaS (Mobility as a Service), full-electric.
Il fattore vincente del progetto è la scalabilità: dimensioni variabili, capacità di contenere merci, possibilità di diventare veri e propri negozi mobili. Gli E-Palette non possono essere considerati semplici “minibus”; sono molteplici soluzioni sviluppabili da una sola piattaforma.
Sulle strade di Las Vegas, alcune auto autonome hanno circolato davvero, durante il CES: tra chi ha richiesto un servizio di trasporto Lyft, alcuni “fortunati” hanno potuto salire a bordo di BMW Serie 5 (bianche) in cui il conducente umano si immetteva nel traffico di Paradise Road (come richiesto dal codice stradale del Nevada), per poi lasciare i controlli al sistema di guida della Aptiv.
21 sensoriDotate di 10 radar, 9 LiDAR (Light Detection and Ranging o Laser Imaging Detection and Ranging) e 2 telecamere anteriori, le BMW modificate hanno affrontato il normale traffico cittadino, riconoscendo segnaletica, ostacoli e pedoni.
La ridondanza dei sistemi di scansione ambientale a 360° serve al sistema di guida per decidere come agire, nel caso uno o più sensori non funzionino correttamente. Questo video presenta in modo semplice ed intuitivo, il funzionamento dei tre sistemi di rilevamento.
Fino ai giorni di pioggia intensa, e al blackout che per due ore ha oscurato gli stand del CES, le auto autonome hanno svolto il ruolo di portabandiera, nella rivoluzione tecnologica automotive. Le gocce di pioggia, se intensa, provocano problemi sia alle telecamere (oscurandole), sia agli altri sensori, deviando i raggi di rilevamento. Il ghiaccio che si deposita sulla vettura, nelle condizioni più estreme, è un altro fattore di alterazione del sistema.
Paesi caldi,
paesi freddiNon a caso i test più consistenti, con questo genere di sensori, viene fatto in Nevada e California. Pensate però all’utilizzo di queste tecnologie negli stati americani più a nord, o in Europa: per essere omologabili ovunque, i sistemi di guida autonoma devono poter funzionare indipendentemente dal clima.
Le alternative non mancano: Apple sta sviluppando un software per utilizzare i soli LiDAR, ampliandone la risoluzione; Elon Musk ha deciso invece di rinunciare ai LiDAR, per trovare una via alternativa per le sue Tesla; una società israeliana sta sviluppando un Radar 4D in grado di rilevare tutti gli elementi ambientali, anche in condizioni proibitive.
MotorK segue attentamente tutti gli esperimenti relativi alla guida autonoma e al futuro della mobilità.
Nel frattempo dobbiamo dare parzialmente ragione all’aforisma di Paulo Vincente:
La pioggia produce due fenomeni contraddittori: fa apparire le lumache e sparire i taxi
A Las Vegas non ho visto apparire lumache; di certo, nei giorni di pioggia, non circolavano taxi… autonomi.
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